Il rischio è anche dietro casa, intervista al presidente Lazzarini

Riportiamo l’articolo apparso su L’Arena del 10 gennaio , in cui il nostro presidente Lazzarini parla di sicurezza in montagna.

VERONA. Una nevicata breve e intensa. Seguita dall’allerta dei bollettini. Non serve: gli sciatori escono in cerca di «polvere» fresca, le valanghe cominciano a staccarsi, strato spesso e incoerente caduto troppo in fretta e seguito da temperature in rialzo, quasi autunnali. Da Natale in poi la somma delle vittime supera le dita di due mani. Nevicherà ancora, presto. L’allerta resta elevata (tra terzo e quarto grado su una scala di cinque) sull’arco alpino e sulle Prealpi.

Non esiste «montagna di casa», non c’è «campo giochi» sicuro. Il rischio non è però legato necessariamente alla pratica dello sci in tutte le sue forme, o all’escursionismo-alpinismo invernale, quanto a precise condizioni meteo-ambientali che, se non conosciute a fondo, generano le condizioni per l’incidente. La fatalità, in montagna come nella vita quotidiana, ha un peso, è la beffa inattesa: ma le tragedie di cui riferiscono le cronache recenti (e delle stagioni passate) quasi mai hanno a che fare con essa. Vale anche per il Veronese, per il Baldo e il Carega, terreno di escursione e di allenamento per molti amanti della montagna invernali.
TRAGEDIA NEL CANALONE. Tre anni fa la sciagura del Baldo: la discesa in un canalone apparentemente non insidioso sul versante occidentale, con partenza dalla dorsale di Tratto Spino, costa la vita a due ventenni di Malcesine, Matteo Barzoi e Luca Carletto. Si salva il dicassettenne Micael Benedetti: resta sepolto ma con il busto fuori dalla neve e il suo cellulare «trova campo» (in una zona di segnale di solito scoperta) e riesce a dare all’allarme. Ritorna alla vita, ma senza i suoi amici. Il film si ripete: nelle ultime settimane le vittime, dal Vallese alla Valle Aurina, dal Cortinese agli Appennini, si sommano. Triste contabilità che solo una conoscenza profonda dell’ambiente montano invernale può contribuire a ridurre.
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GABRIELE LAZZARINI (Istruttore di soccorso piste sci – fondatore della sezione veronese del Corpo Nazionale di Soccorso Alpino Speleologico- Cnsas ed esperto di nivologia). «Lo sci alpinismo è stata la classica attività invernale ma negli ultimi decenni si sono sviluppate altre discipline invernali quali lo sci fuori pista (free ride) che per la verità solo nell’ultimo periodo ha coinvolto un numero notevole di appassionati , come lo «snowboard» e il camminare con racchette da neve, «ciaspole» (nome improprio ma molto usato). Queste attività hanno creato un afflusso  disordinato e caotico senza che però si sviluppase, in parallelo, una cultura di conoscenza della montagna invernale». «Credo – prosegue- che siamo rimasti molto indietro per quanto riguarda il capire la montagna ma certo l’uso e abuso di essa d’inverno è sotto i nostri occhi. Non siamo catastrofici: valuta il rischio e divertiti, potrebbe essere il motto. Ciò vale per tutte le attività invernali in montagna ma va ricordato che il rischio si può ridurre ma non ridurre a zero».
Rischio che si incontra, spesso anche sulle piste: «Gli incidenti sui tracciati preparati sono come quantità e pericolosità non più del solito. Nelle stagioni invernali si susseguono con andamenti alternanti. Sono in aumento, per tipologia, quelli legati all’uso della “tavola”, gli “snowboarder”. Nelle aree attrezzate allo scopo («snowpark») per la maggior parte si vedono ragazzi che si cimentano in queste aree attrezzati per acrobazie di tutti i generi . In una sola stazione di sport invernali di nostra competenza si sono verificati dal primo gennaio dicembre  2013 al 6 gennaio del 2014 una sessantina di incidenti in cui circa il 70 per cento sono da classificare come di “snowboarding”; in alcuni casi i coinvolti sono stati trasferiti con eli ambulanza per la gravità (sospetti traumi cranici), polifratture o lussazioni agli arti superiori».
Ha fatto scalpore l’incidente a Micvhael Schumacher. «L’attività in fuori pista ad ogni stagione riserva, purtroppo, situazioni gravissime, come vediamo dai giornali e dalle televisioni, spesso con informazioni non del tutto corrette, come l’incidente a Schumi: non sciava in fuori pista ma ha banalmente, battuto la testa, Attraversando l’ incrocio di due piste, osa del tutto banale se vogliamo, dal mio punto di vista; cose che vediamo spesso nelle nostre attività di soccorso in piste. Bisogna tener conto che quando si passa da una pista battuta dai mezzi meccanici il manto nevoso così compresso è di fatto molto più veloce al contatto con gli sci , la superficie non lavorata presenta un impatto diverso, pertanto un possibile sganciamento di uno o tutte e due gli sci, che non scorrono con la stessa velocità: ciò fa catapultare lo sciatore in avanti e se non si arretra immediatamente il peso del corpo, può accadere quanto abbiamo visto».
Ancora una volta la montagna è stata definita «killer», ma c’è il sospetto che sia ormai uno stereotipo: «La montagna, “valuta il rischio e divertiti”, ripeto, non è un killer , va comunque conosciuta. Negli ultimi tempi si è comunque approfondita la materia in nivologia e sempre più sviluppato come preparasi e conoscere in modo completo come evitare di trovarsi in aree a rischio elevato con la possibilità di essere travolti da valanghe. Nel 2012 – prosegue Lazzarini – ho partecipato ad un corso particolare tenuto dalla scuola dello Svi, Servizio Vanghe Italiano del Club Alpino Italiano, per apprendere le nozioni che se messe in pratica diminuisco del 90 per cento il rischio di trovarsi coinvolti in probabili valanghe. E ripeto: non esiste il rischio zero. Il metodo si chiama “3×3″ ed è stato ideato e sviluppato dalla guida alpina e maestro di sci Werner Munter, un vero “guru” delle valanghe. Consiste in un filtro di pianificazione che inizia a casa osservando le condizioni meteo nivologiche con vari passaggi si arriva sul luogo dell’escursione,dove verranno fatte le ultime valutazioni».
Quali sono comunque le precauzioni da prendere in ogni caso?
«Attrezzatura adeguata; tassativo l ‘A.r.t.v.a. (rilevatore elettronico ) con pala da neve, sonda: il primo indossato subito, sul corpo; nello zaino invece la pala da neve e sonda. Meglio, possibilmente, uno zaino “specifico”: ci sono in commercio dei modelli molto performanti, leggeri e non ingombranti; vi sono anche altre attrezzature più specifiche ma molto costose. Zaini  Con palloni gonfiati a Elio e così via….». «Tutto questo comunque – continua Lazzarini – non è un salvacondotto per le valanghe: non bisogna farsi travolgere, è ciò rimane la “prevenzione” primaria».
Resta un problema di divulgazione, forse finora,. nonostante lodevoli sforzi, ancora carente….
«Il Cai con i suoi organi tecnici, come lo S.v.i. e le scuole di sci escursionistico, il C.n.s.a.s Soccorso Alpino, Aineva che fornisce un servizio per tutta la stagione invernale di tutte le informazioni meteonivologiche precise per comprensori alpini ed appeninici. Rimangono infatti tre enti preposti a fornire tutti i dati del manto nevoso. Lo S.v.i – C.a.i / Aineva servizi regionali e Meteomont per servizi militari. Tutte queste fonti, attive 24 ore su 24, sono in grado di dare precisi sulla montagna invernale: e sono fonti gratuite…»
Quindi?
«Nei prossimi giorni avremmo un aumento delle temperature fino a 8° A 2000 mt sulle nostre montagne ,potete già immaginare cosa potrà accadere a chi farà attività in luoghi gia a rischio valanghe in questi giorni a livello 3 su 5 si prevede un aumento a 4. Questi livelli di pericolosità sono frutto delle precedenti nevicate sull’arco alpino con nevi molto umide e pesanti pronte a scaricarsi a valle. Le nostre montagne Monte Baldo e Carega ,saranno ad alto rischio su tutti i versanti pertanto tutti i pendii che superano i 28° / 30° di inclinazione sono potenzialmente pericolosissimi, finche non si tornerà ad una situazione climatica più invernale meglio evitare».
Per la prima volta si assite a un’incriminazione per «omicidio colposo» per una valanga con vittima («Il pm torinese Manuela Pedrotta ha infatti emesso la richiesta di rinvio a giudizio per i tre amici di Simone Caselli, 39 anni, di Maranello, morto travolto da una slavina il 9 dicembre 2012 sulle montagne di Sauze d’Oulx (Torino). Consulenze avevano accertato che i quattro sciatori avevano provocato la caduta della massa di neve.a provocate – Ansa): atto positivo o eccesso giuridico?
«La legislazione in merito in materia di sicurezza nella pratica degli sport invernali da discesa e da fondo è regolamentata da una legge datata 24 dicembre 2003 n. 363. L’articolo 17 ( sci fuori pista e sci alpinismo ) al paragrafo 2) scrive come i soggetti che praticano lo sci alpinismo devano munirsi, dove per condizioni climatiche della neve sussistano evidenti rischi di valanghe di appositi sistemi elettronici per garantire un idoneo intervento di soccorso. Quanto agli aspetti giuridici del distacco di una valanga se esaminiamo attentamente la attuale situazione giuridica in Italia secondo la legge penale italiana i praticanti di sport invernali che provochino un distacco di una valanga possono andare incontro a conseguenze giuridiche anche con pene detentive. L’attuale contesto normativo italiano non conosce un’esatta definizione di “valanga”: rimango comunque dell’opinione che si può benissimo fare dello sci fuori pista attuando quei accorgimenti che si possono apprendere benissimo nelle varie sedi competenti ripetendo la frase “valuta il rischio e divertiti”».
Insomma, «neve sicura», dentro e fuori pista resta un obiettivo anche in un mondo in cui tutto viaggia ad alto tasso di adrenalina e con poco tempo per apprendere e metabolizzare tecnica ed esperienza…
«Dopo decenni di sci in tutte le condizioni climatiche e ambientali, alcuni punti importanti rimangono fondamentali, come l’uso del casco non solo ai ragazzi fino a 14 anni per legge (363 del 2003 ) ma per tutti; sulle piste VA mantenuta una velocità controllata, non ci si ferma sul tracciato ma ai lati, non sotto le contropendenze con scarsa visibilità».
Alcuni dati: la stagione invernale con più incidenti e morti sotto le valanghe è stata quella del 2009 -2010 con 45 morti , la media di vittime da valanghe in Italia dal 1986 al 2010 in media lineare sono state 19 ogni anno in incidenti mortali da valanga. Così suddivisi: scialpinismo 53%, freeride 20%, alpinismo 15% e per la quota rimanente altre attività e discipline».
L’ULTIMO INCIDENTE. L’ultimo incidente gravissimo causato dal distacco di una valanga, si è verificato domenica 5 gennaio 2014 in Svizzera del Canton Vallese travolgendo un gruppo di 7 persone, una guida e 6 allievi, che stava svolgendo un corso sulle valanghe a Pointe de Masserey cima delle Alpi Svizzere. Terminato il corso, il gruppo ha iniziato la discesa verso valle ma poco prima delle 15 a quota 2400 una valanga a travolto 4 di loro: tre sono rimasti illesi, hanno dato l’allarme ma purtroppo tre altri del gruppo sono morti nelle ore successive e uno versa in fin di vita. Dalle informazioni della Polizia Cantonale il distacco non sarebbe stato causato dal passaggio delle persone, ma spontaneo». Il rischi zero, appunto, non esiste.
(Per chi fosse interessato: Gabriele Lazzarini è disponibile a illustrare a gruppi Cai e associazioni il metodo «3×3» di Werner Munter. Contatti per incontri serali con video: 045/575677 AB- UFF.045/504472)

LA SEZIONE VERONESE DEL CORPO NAZIONALE DI SOCCORSO ALPINO E http://buytadalafilonline20mg.com/ SPELEOLOGICO. La Stazione di Verona del Soccorso Alpino e Speleologico opera da più di quarant’anni sul territorio veronese con precisi compiti istituzionali: contribuire alla vigilanza e alla prevenzione degli infortuni nell’esercizio delle attività connesse all’ambiente montano ed alle attività speleologiche; soccorrere in tale ambito gli infortunati, le persone in pericolo, i dispersi e recuperare i caduti, lavorando anche in collaborazione con organizzazioni esterne e concorrere al soccorso in caso di calamità in cooperazione con le strutture della Protezione Civile, nell’ambito delle proprie competenze istituzionali.
«Nell’ambito della prevenzione, ci preme indicare ancora una volta alcune piccole regole che possono evitare incidenti per chi si muove (a piedi, con le ciaspole, con gli sci) in ambiente innevato montano», spiegano gli operatori del Cnsas-Verona. «Sulle nostre montagne, soprattutto sul Baldo e il Carega, la distribuzione della neve è un po’ anomala per il periodo, con assenza di accumuli consistenti alle basse quote e “punto di viraggio” attorno ai 1700/1800 metri dove le precipitazioni invernali sono sempre state a carattere nevoso. Questo limite della neve piuttosto alto favorisce un certo tipo di escursionismo in stile estivo. Attenzione però che a quote maggiori l’ambiente cambia completamente e repentinamente».
In pratica «se arrivare al rifugio Fiori del Baldo è oggi relativamente semplice e possibile anche con un paio di normali pedule, appena poco più su le condizioni costringono a scarponi invernali e, per chi ad esempio volesse spingersi verso il rifugio Telegrafo, all’uso dei ramponi e della piccozza. Le alte temperature di questi giorni e previste ancora fino a lunedì 13 (zero termico ben oltre i 2000) favoriranno fino a sabato un aumento del pericolo di valanghe fino a grado 3, marcato, con possibilità di distacchi di neve bagnata e pesante causati proprio dalle alte temperature e da aspettarsi su versanti più ripidi (le classiche pendenze proprio del Baldo oltre i 1800m o di alcuni tratti del Carega) e più direttamente esposti all’azione solare (E-S-W), ma catalizzeranno anche un generale assestamento del manto nevoso, tanto che i bollettini prevedono una stabilizzazione del grado di pericolo a moderato (2) da sabato in poi, quando saranno comunque possibili, specie alle quote più alte e magari in prossimità delle linee di cresta, distacchi di lastroni superficiali che potrebbero slittare su strati deboli». «In questo caso – proseguoni gli operatori volontari del Soccorso alpino – l’effettivo pericolo non si limita più ai versanti esposti al sole, ma più in generale, e a prescindere dall’esposizione, a tutte quelle zone caratterizzate da pendenze considerevoli e che, per morfologia e collocazione, possono aver favorito accumuli consistenti».

di Paolo Mozzo